La potatura è necessaria quando esiste il rischio che un ramo o una parte della chioma possa cedere alla forza del vento o al peso della neve, per evitare che la chioma raggiunga edifici, linee elettriche o altri manufatti e per eliminare difetti o parti lesionate come inserzioni con corteccia inclusa, fenditure, degradazioni del legno.

La potatura non è un intervento curativo: con la potatura non si cura un albero, al più si eliminano dei difetti. Con la potatura non si migliora la salute dell’albero, non nell’immediato e mai in modo diretto (causa-effetto). Un albero debole, malato o poco vigoroso non migliorerà la sua vitalità, non guarirà né si rafforzerà per effetto della potatura. Con la potatura si prevengono danni meccanici alla struttura che potrebbero compromettere la salute e la stabilità dell’albero.

La potatura deve avere come unici obiettivi: la sicurezza e la salute dell’albero.

Una corretta potatura è eseguita con tagli che rispettano l’architettura e la struttura della chioma, la biologia e la fisiologia vegetali e non asporta più di 1/3 del volume della chioma dell’albero. Tecnicamente una buona potatura è quella che non si vede; in altri termini, è quella potatura che pur avendo eliminato le parti troppo fitte, pesanti, con difetti o danni, mantiene l’aspetto originario della chioma.

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Gli alberi drasticamente potati non sono né sicuri né belli e di certo non sono in buona salute. Perché? Perché ad ogni ramo tagliato corrisponde una radice che muore.

I vasi che portano il nutrimento alle radici partono dalle singole foglie e si raggruppano lungo il rametto che le sostiene; via via i vasi si raccolgono in fasci sempre più numerosi fino al tronco, da qui si ripartono nelle radici. I vasi, però, non convergono l’uno nell’altro ma rimangono separati tra loro così che si può affermare che la linfa elaborata da una foglia alimenta quella e solo quella radice (allo stesso modo avviene per i vasi che portano la linfa grezza dalle radici alle foglie). Di conseguenza tagliare un ramo equivale a far morire una radice più o meno grande in proporzione alle dimensioni del ramo. Questo è il motivo per cui è assolutamente dannoso eseguire potature che privano l’albero di un grosso volume di foglie: si uccide l’apparato radicale e si aumenta il rischio che l’albero possa sradicarsi. In più si espone una grande quantità di tessuti indifesi all’aggressione dei patogeni (funghi per lo più).

Alberi dimezzati sono alberi potenzialmente pericolosi a cui viene gravemente danneggiato l’apparato radicale. L’albero deperisce venendo a mancare le foglie che lo nutrono e dovendo impiegare le proprie riserve energetiche per ricreare rami e foglie e contrastare i funghi cariogeni (funghi che si nutrono del legno provocandone la degradazione) che lo aggrediscono dalle radici ormai compromesse. La massa di rami scomposti che viene prodotta dall’albero non è un sintomo di vigoria ma, al contrario, il segnale che l’albero ha disperato bisogno di nutrimento per poter sopravvivere. Questi rami e foglie sono prodotti con le energie che normalmente l’albero impiegherebbe per difendersi dai patogeni o superare i momenti di difficoltà.

La formazione di un albero a testa di salice, non può avvenire ad albero adulto, deve essere un procedimento che inizia quando la pianta è ancora giovane, quando ha raggiunto l’altezza giusta. Dimezzare un albero non è creare una testa di salice, tanto meno mozzarne le branche e i rami a formare una palla o un cono, significa solamente non saper potare e rovinare per sempre l’albero. Una potatura sbagliata difficilmente è rimediabile, si può tentare di invitare l’albero a riprendere il suo sviluppo naturale ma i danni rimarranno e saranno visibili, per sempre.